In Valcerrina non trovi solo storie di chiese e castelli, o di borghi con nomi che richiamano comunità celtiche dove i soldati si mescolavano ai cacciatori e ai contadini, oppure ville di nobili che cercavano di ingraziarsi i potenti signori del Monferrato, ma puoi anche scoprire una cascina piena di libri e di memorie, un rifugio per pensare e per creare che si era costruito il figlio di due emigrati valcerrini.
Due valcerrini che erano andati a Monaco in Francia per trovare lavoro, si erano conosciuti e si erano sposati. Il padre Augusto era figlio di una famiglia di Castel San Pietro a Camino, una famiglia che non lo avrebbe lasciato fuggire in Francia a fare lo spazzino a Monaco, e la madre Letizia era di Piancerreto e la sua famiglia abitava in quella cascina che poi suo figlio Armand, nato in Francia avrebbe rimesso in ordine per farne il suo rifugio.
Erano gli anni che precedevano l’invasione nazista della Francia e il giovane Armand, figlio dell’anarchico Augusto e buttato fuori dal collegio perché leggeva Rimbaud, quando arrivarono le truppe del Fuhrer non poté fare altro che gettarsi alla macchia, o meglio arruolarsi nella Maquis per rispondere al suo spirito rivoluzionario. La cosa curiosa di questa fuga è che non solo si portò il fucile ma si tirò dietro anche una borsa piena di libri dove Gramsci stava schiacciato tra Michaux, Louys e Gerard de Nerval e iniziò a scrivere poesie.
Arrestato, fu trasferito in un campo di concentramento in Germania ma riuscì a fuggire e scappare a Londra dove si arruolò nella Speciale Air Service. Inizia così l’avventura di Armand Gatti che girando il mondo con il dichiarato scopo di descrivere quanto stava accadendo nelle situazioni dove il vecchio ordine veniva a cadere per essere sostituito da qualcosa di nuovo, in realtà non faceva altro che inseguire la sua immaginazione creativa e diede vita a opere teatrali e cinematografiche. E così in Armand Gatti si venivano a mescolare, nei suoi frequenti incontri con Che Guevara, Fidel Castro, Mao Tze Tung, Jean Vilar, Kateb Yacine, Piscator e Michaux, il reale con l’immaginario. Un intreccio che prendeva forma nei posti più disparati della terra, dalla Siberia al Guatemala, a Cuba e in Patagonia, in Cina e in Corea e in Algeria ma che Armand andava poi a rimuginare per creare nuovi immaginari nella cascina di famiglia a Piancerreto in Valcerrina.
E così, anno dopo anno, la cascina di Piancerreto si riempiva di libri, di manifesti rivoluzionari, di fotografie, di volantini e di carta scritta. Tutto si accumulava e nelle stanze il posto si restringeva, così venne fatta costruire una mansarda e anche quella fu riempita di carta, così come vennero collocati libri sotto le scale e nei ripostigli. Quando arrivava da Parigi, Armand si sentiva a casa, leggeva e scriveva testi che poi per meglio assimilare e utilizzare in qualche nuova sua opera andava a rimuginare nei boschi della Valcerrina con il suo fido cane. Oggi ci si fanno i concerti nel prato che va dalla casa al bosco, in mezzo a statue coperte da erba fatte da scultori famosi e sconosciuti, che rappresentano figure accovacciate e animali che ti guardano indifferenti, si fa qualche visita alle stanze piene di manifesti e di libri ma lo spirito che animava Armand sembra essere scomparso. Però da qualche anno d’estate nel giardino vicino a casa si fanno concerti, il Munfrà Jazz Festival l’ha ritenuto un luogo adatto. I suoni che si sprigionano dagli strumenti dei gruppi Jazz si diffondono tra gli alberi ed entrano anche nelle stanze a scuotere la polvere tra i libri.